(Incontro del 10.12.2009)
Bisogna riuscire a pensare davvero in maniera sovversiva per credere che nella Casa di Riposo esista dell’umorismo: infatti, frequentando questi ambienti, ciò che si nota anzitutto è un silenzio deprimente.
A un più attento esame, tuttavia, si possono cogliere anche aspetti allegri e dopo un paio di incontri con gli ospiti, questo lato è emerso in maniera chiara, per cui ho deciso di approfondirlo, di farne un argomento finalizzandolo alla soddisfazione.
E’ possibile dire che l’umorismo, come del resto i motti di spirito, le barzellette ecc. siano insiti in ciascuno di noi quali residui del gioco infantile, quindi della fantasticheria adolescenziale, ai quali poi abbiamo dovuto rinunciare per gran parte della nostra vita.
Tali esperienze, sebbene accantonate, non vengono cancellate, così che c’è sempre la possibilità di riprenderle, avendo già tutto a disposizione dentro di noi, basta sapersi ascoltare un po’.
E’ un lavoro che costa poco e fa guadagnare molto, come del resto avviene nella pratica della poesia, che consente anche agli adulti di esternare le loro fantasie e in questo modo permette di coltivare il proprio desiderio.
E’ sovversivo poi anche il fatto che proprio gli “anziani” siano in prima linea con operatori e badanti stranieri: una globalizzazione multiculturale che può diventare interculturalità, ossia scambio di idee con guadagno reciproco.
Non è escluso che i nostri “anziani” siano avvantaggiati in questa prova avendo essi stessi vissuto, più o meno direttamente, analoghe esperienze di migrazioni; comunque questo fatto costituisce anche un lavoro di civiltà, perché diventa l’avamposto di analoghe realtà con le quali dobbiamo sempre più confrontarci.
Bisogna riuscire a pensare davvero in maniera sovversiva per credere che nella Casa di Riposo esista dell’umorismo: infatti, frequentando questi ambienti, ciò che si nota anzitutto è un silenzio deprimente.
A un più attento esame, tuttavia, si possono cogliere anche aspetti allegri e dopo un paio di incontri con gli ospiti, questo lato è emerso in maniera chiara, per cui ho deciso di approfondirlo, di farne un argomento finalizzandolo alla soddisfazione.
E’ possibile dire che l’umorismo, come del resto i motti di spirito, le barzellette ecc. siano insiti in ciascuno di noi quali residui del gioco infantile, quindi della fantasticheria adolescenziale, ai quali poi abbiamo dovuto rinunciare per gran parte della nostra vita.
Tali esperienze, sebbene accantonate, non vengono cancellate, così che c’è sempre la possibilità di riprenderle, avendo già tutto a disposizione dentro di noi, basta sapersi ascoltare un po’.
E’ un lavoro che costa poco e fa guadagnare molto, come del resto avviene nella pratica della poesia, che consente anche agli adulti di esternare le loro fantasie e in questo modo permette di coltivare il proprio desiderio.
E’ sovversivo poi anche il fatto che proprio gli “anziani” siano in prima linea con operatori e badanti stranieri: una globalizzazione multiculturale che può diventare interculturalità, ossia scambio di idee con guadagno reciproco.
Non è escluso che i nostri “anziani” siano avvantaggiati in questa prova avendo essi stessi vissuto, più o meno direttamente, analoghe esperienze di migrazioni; comunque questo fatto costituisce anche un lavoro di civiltà, perché diventa l’avamposto di analoghe realtà con le quali dobbiamo sempre più confrontarci.
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La Soddisfazione nella Casa di Riposo – cap. 03 – Forme della soddisfazione
